FONTE: "il venerdì di Repubblica" del 29/06/18.
Articolo: "Qui si gioca in strada. Ecco i Comuni che vietano i divieti" di ANDREA GAIARDONI.
Divieti ovunque: nelle piazze, nei parchi, nei cortili dei condomini.
Vietato far rimbalzare palloni, lanciare bocce, perfino correre in alcuni casi, o andare in bicicletta, pattinare, saltare la corda. Insomma, vietato qualsiasi gioco all'aria aperta. Perché i bambini disturbano, fanno chiasso, dove chiasso magari è solo una risata.
Ed è così nella stragrande maggioranza dei Comuni italiani, con regolamenti di polizia urbana (spesso reperti antichi) che dettano regole severe. Ma c'è chi dice no. E ritiene il gioco un diritto.
Per primi sono arrivati i grandi Comuni: Roma, Milano, Genova, Torino.
Hanno adeguato i regolamenti che oggi consentono di giocare sulle pubbliche vie, compresi portici e marciapiedi, salvo "quando arrecano intralcio o disturbo ovvero costituiscono pericolo per sé o per gli altri".
Poi sono arrivati i paesi più piccoli: Comuni di poche migliaia di abitanti che hanno trasformato in vanto la dichiarazione di "gioco libero". Tanto da esporre, all'ingresso del centro abitato, un cartello, con su scritto "Attenzione, rallentare. In questo paese i bambini giocano ancora per strada".
Da Roccavignale (provincia di Savona) a Sfruz (Trento), da Cazzago (Varese) a Mamoiada (Nuoro), da Vione (Brescia) a Rignano Garganico (Bari), da Tagliacozzo (L'Aquila) a Monterosso Almo (Ragusa). Piccole isole a misura di bambino.
"Nel 1991 l'Italia ha ratificato la Convenzione dell'Onu sui Diritti dell'infanzia e dell'adolescenza"ricorda Luca La Spisa, coordinatore nazionale di Arciragazzi. ""Ed è una legge che ha prevalenza su quasiasi regolamento locale. Invece i divieti spingono i bimbi a giocare in casa, spesso in solitudine. E i genitori li sovraccaricano di impegni, senza lasciare loro il tempo libero per inventare. Un errore culturale e pedagogico".
Alcune proibizioni scivolano nel grottesco.
A Palermo, oltre al divieto di qualunque gioco sul suolo pubblico, è proibito "lanciare sassi e sdrucciolare con pattini sul pavimento stradale". Vietate anche le serenate. E, incredibile ma vero, pettinarsi in pubblico.
A Terni è proibito giocare "alla fionda e alla trottola"-
A Venezia è consentito il gioco, in alcuni luoghi e in alcune fasce orarie, ma solo "ai minori di anni 12".
A Ponzano Veneto il regolamento (redatto nel 1932 e aggiornato nel '53) vieta "il lancio di palle di neve e il giuoco dei carrettini a pattino sulle trottatoie".
Se invece avete intenzione di andare ad Amalfi con i trampoli, sappiate che è vietato, con multe fino a 20 mila lire (norma del 1974).
Ma il ripristino del gioco libero a volte non basta. Perché i ragazzini non sanno più cosa voglia dire divertirsi in una piazza.
Come accade a Genova. Rimossi i divieti nel 2013, restano comunque a giocare dentro casa.
"Ma quella di uscire è un'esigenza che tornerà" conclude La Spisa. "Il gioco è parte indispensabile allo sviluppo educativo". Se fatto all'aperto è ancora meglio.
Per primi sono arrivati i grandi Comuni: Roma, Milano, Genova, Torino.
Hanno adeguato i regolamenti che oggi consentono di giocare sulle pubbliche vie, compresi portici e marciapiedi, salvo "quando arrecano intralcio o disturbo ovvero costituiscono pericolo per sé o per gli altri".
Poi sono arrivati i paesi più piccoli: Comuni di poche migliaia di abitanti che hanno trasformato in vanto la dichiarazione di "gioco libero". Tanto da esporre, all'ingresso del centro abitato, un cartello, con su scritto "Attenzione, rallentare. In questo paese i bambini giocano ancora per strada".
Da Roccavignale (provincia di Savona) a Sfruz (Trento), da Cazzago (Varese) a Mamoiada (Nuoro), da Vione (Brescia) a Rignano Garganico (Bari), da Tagliacozzo (L'Aquila) a Monterosso Almo (Ragusa). Piccole isole a misura di bambino.
"Nel 1991 l'Italia ha ratificato la Convenzione dell'Onu sui Diritti dell'infanzia e dell'adolescenza"ricorda Luca La Spisa, coordinatore nazionale di Arciragazzi. ""Ed è una legge che ha prevalenza su quasiasi regolamento locale. Invece i divieti spingono i bimbi a giocare in casa, spesso in solitudine. E i genitori li sovraccaricano di impegni, senza lasciare loro il tempo libero per inventare. Un errore culturale e pedagogico".
Alcune proibizioni scivolano nel grottesco.
A Palermo, oltre al divieto di qualunque gioco sul suolo pubblico, è proibito "lanciare sassi e sdrucciolare con pattini sul pavimento stradale". Vietate anche le serenate. E, incredibile ma vero, pettinarsi in pubblico.
A Terni è proibito giocare "alla fionda e alla trottola"-
A Venezia è consentito il gioco, in alcuni luoghi e in alcune fasce orarie, ma solo "ai minori di anni 12".
A Ponzano Veneto il regolamento (redatto nel 1932 e aggiornato nel '53) vieta "il lancio di palle di neve e il giuoco dei carrettini a pattino sulle trottatoie".
Se invece avete intenzione di andare ad Amalfi con i trampoli, sappiate che è vietato, con multe fino a 20 mila lire (norma del 1974).
Ma il ripristino del gioco libero a volte non basta. Perché i ragazzini non sanno più cosa voglia dire divertirsi in una piazza.
Come accade a Genova. Rimossi i divieti nel 2013, restano comunque a giocare dentro casa.
"Ma quella di uscire è un'esigenza che tornerà" conclude La Spisa. "Il gioco è parte indispensabile allo sviluppo educativo". Se fatto all'aperto è ancora meglio.
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