giovedì 16 agosto 2018

GIOVANI E RAGAZZI. La buona educazione



FONTE: "Messaggero di sant'Antonio" giugno 2018.
Articolo: "Solo la buona educazione" di LUCETTA SCARAFFIA.

In questi ultimi anni la questione  all'ordine del giorno per gli insegnanti, di qualsiasi ordine e grado, è il bullismo, che ormai dilaga - nella realtà e nel timore apprensivo  di genitori e docenti - in tutte le classi, spesso sotto forma di blog.
Ormai molti insegnanti seguono corsi di aggiornamento tenuti da esperti di bullismo, per imparare ad affrontare  il problema in modo equilibrato e, si spera, definitivo, almeno per quel singolo caso.
Il bullismo ha fatto la sua apparizione qualche anno fa. All'inizio vedeva quali protagonisti ragazzi un po' discoli e come vittime alunni fragili, spesso portatori di handicap, e manteneva ancora forme concrete, minacce rivolte personalmente, prese in giro cattive ma lanciate a volto scoperto. E gli autori erano maschi, i più violenti e ribelli dell'età adolescenziale. Poi, rapidamente, il fenomeno si è allargato, coinvolgendo anche le ragazze - che sempre più spesso adottano un  modello di comportamento maschile, anche se negativo - trasferendosi quasi completamente su internet, dove può esercitarsi anche in forma anonima.
Su internet basta la malignità, non è necessaria la forza fisica o la prepotenza; l'anonimato, inoltre, permette di lanciare anche accuse false senza doverne rendere conto.
Non ci si deve stupire, quindi, se il fenomeno dilaga, se quasi in ogni classe c'è qualcuno o qualcuna che, in forma anonima, indica un capro espiatorio tra i compagni e lo propone, spesso con successo, al dileggio della classe.
Il bullismo è un comportamento nuovo, nato in questi anni? Chi ricorda il libro Cuore di Edmondo de Amicis, grande educatore laico dell'Italia subito dopo l'Unità, sa che anche allora la crocaca scolastica faceva emergere episodi che oggi chiameremmo di bullismo, e che allora si chiamavano malvagità. Ma interveniva a sanzionarli la mano ferma degli educatori - maestri e genitori - che non solo rimproveravano acerbamente i colpevoli, ma spiegavano loro le cause per cui quel bambino era "diverso dagli altri" e li educavano ad accettare e rispettare tale diversità. 
La loro autorevolezza era forte e indiscussa e si fondava non solo su un'accettazione generalmente condivisa  dell'autorità, ma anche sull'alleanza tra scuola e famiglia che sul piano educativo facevano sempre fronte comune, grazie anche al grande rispetto che incuteva la figura del maestro.
Oggi gli insegnanti non sono più così rispettati, ma anzi vengono continuamente giudicati dalle famiglie davanti agli occhi dei figli e spesso accusati davanti al preside di non svolgere bene il proprio lavoro, di non saper tenere la disciplina e così via.
Le famiglie, che sempre più spesso non vogliono più fare la fatica poco gratificante di educare i propri figli, vorrebbero infatti che la scuola risolvesse tutti i loro problemi e, se non li risolve, sono spesso pronti alla denucia.
E' impossibile educare dei ragazzi se non c'è un fronte comune tra scuola e famiglia, se i genitori non dimostrano rispetto e solidarietà nei confronti degli insegnanti, ma li trattano come se fossero loro dipendenti.
Il bullismo trae origine da questo vuoto di educazione, dall'idea che i ragazzi siano buoni di natura e che, se li si lascia fare tutto quello che vogliono, cresceranno bene nella spontaneità e nella libera creatività, idee che purtroppo hanno circolato con successo nelle nostre scuole per decenni, cancellando l'ovvia realtà che solo una buona educazione prepara alla vita responsabile e attenta agli altri, che solo l'abitudine alla fatica quotidiana  dello studio e dell'impegno consente di imparare qualcosa.
Finché non affrontiamo questo problema di fondo, non riusciremo a riemergere dall'emergenza bullismo, e il prezzo sarà pagato dalle nuove generazioni.



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