FONTE: "il venerdì di Repubblica" del 29/09/17.
Articolo "Italiani brava gente. Ma troppo individualisti" di SALVO INTRAVAIA.
La domanda non ammette equivoci. Come la risposta. Gli italiani sono più concentrati sulle questioni private o possono considerarsi cittadini che partecipano alla cosa pubblica?
Secondo Eurostat, l'ufficio dedicato alle statistiche della Commissione europea, la propensione ad occuparsi di questioni di interesse comune sarebbe piuttosto bassa. Lo dimostrano i dati della ricerca, in pratica una fotografia impietosa che ci colloca in fondo alla classifica europea.
Il focus si intitola Sei un cittadino attivo? e prende in esame la partecipazione (negli ultimi dodici mesi) a "riunioni, petizioni e attività legate a gruppi politici, associazioni o partiti".
I numeri sono scoraggianti. In Italia solo il 6,3 per cento dei cittadini di età superiore ai 16 anni ha sentito il bisogno di partecipare ad attività che in ambito europeo definiscono di "cittadinanza attiva". Circa la metà di quanto invece si registra a livello europeo, dove la percentuale sfiora il 12 per cento. Con alcune eccezioni (verso l'alto) come in Germania dover l'interesse per le questioni collettive sfiora il 14 per cento. Il confronto peggiora se lo si fa con i cittadini francesi che fanno registrare uno squillante 24,6 per cento.
Il dato statistico segnala che in molti Paesi l'impegno in attività civiche cresce con il livello di istruzione: in Italia, l'11,7 per cento tra i laureati rispetto al 3,5 di coloro che hanno conseguito al massimo la licenza di scuola media.
Ma cosa succede agli italiani? E' vero che preferiscono eludere le questioni che interessano la collettività? Maria Cristina Marchetti, docente di Sociologia dei fenomeni politici all'università La Sapienza di Roma, spiega che "dopo Tangentopoli, la disaffezione verso i canali tradizionali della politica (istituzioni, partiti e sindacati) è stata netta. Un crollo di fiducia verso i classici soggetti di intermediazione politica".
Ma c'è qualcosa che non convince la docente. A suo giudizio la situazione italiana è più complessa di quella descritta da Eurostat.
"Se da un lato l'avversione per la politica è chiara, dalle nostre ricerche risulta anche una forma diversa di impegno degli italiani" ragiona Marchetti.
"Un impegno che definirei "attivismo civico" in cui i cittadini si impegnano in iniziative (dipingere le aule della scuola dei figli, o gli orti urbano e condiviso) che non vengono svolte in ambito politico ma che hanno comunque un significato politico. Ciò non toglie che il rischio di restare indietro rispetto ai Paesi europei c'è".
Insomma, il quadro non presenta solo ombre. In Italia, in sintesi, il senso di comunità esiste, solo che prende strade diverse da quelle "tradizionali". Meglio di niente.