mercoledì 20 novembre 2019

DON CAMILLO. Auschwitz






FONTE: avvisi settimanali parrocchia di Albegno.

AUSCHWITZ

Un bacio di corsa a mamma e papà
quella mattina come tante normale;
poi d'abitudine come si fa
all'ingresso di scuola l'appello usuale.

"Da oggi non puoi più entrare qui in classe
chè a razza diversa tu appartieni;
vorremmo impedire che doman si formasse
di gente scadente un andi rivieni..."

Guardo stordito compagni e amici;
penso a uno scherzo di gusto cattivo;
mi sento fissato da improvvisi nemici;
vivace qual sono divento inattivo.

A casa tornato la trovo in subbuglio;
la mamma rovista in armadi e cassetti, 
di ricordi e utensili fa tutto un miscuglio
mentre papà lega pacchi e sacchetti.

"Dobbiamo andarcene più in fretta possibile
prima che arrivi la milizia feroce;
quel che succede non è comprensibile
qualcuno ha deciso di metterci in croce.

Usciamo furtivi da casa nostra
come ladri che fuggono con il bottino.
Per strada un cartello che è in bella mostra
c'insulta: canaglie non passerete il mattino.

La milizia ci ferma, ci chiede le carte;
con burbero piglio controlla e aggiunge:
"Voi siete canaglie, mettetevi in parte
chè siete più infetti d'insetto che punge!"

Veniamo ammassati con altri sfollati
senza sapere che cosa e perché;
tra noi un intreccio di sguardi sbarrati
che parlano muti ai crudeli lacchè.

Ricordo un carro che ci porta accalcati
seguito da guardie con mitra e fucili
e poi un vagone su cui siam stipati
come fossimo bestie o pacchi o barili.

Odo secchi comandi di capi arrabbiati
come fendenti di coltelli appuntiti;
ci strappan gli affetti e andiam separati
sospinti a destino che ci avvolge allibiti.

E poi più nulla... Rimane il silenzio
a render più tetri i vestiti spogliati
impregnati d'amaro come l'assenzio
ancor più amari se saranno scordati.

                                    don Camillo

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