FONTE: "il venerdì di Repubblica del 01/11/2019.
Articolo: "Scavare nel lutto" di VITTORIO LINGIARDI.
"Un'opera bella e preziosa che attraverso la battaglia di un minatore coraggioso ci parla dell'importanza della memoria, contro ogni tentativo di cancellarla".
Questa la motivazione con cui Amnesty International premia Il segreto della miniera.
Nelle sale da ieri, il film della regista e poetessa slovena Hanna Slak ricostruisce una pagina atroce e sconosciuta dell'immediato dopoguerra nell'ex-Jugoslavia: l'uccisione di migliaia di militari e civili e lo smaltimento dei loro corpi nei pozzi di una miniera trasformata in fossa comune.
Intrecciando storia e psiche, tragedia politica e dramma personale, Slak racconta la vicenda di Mehmedalija Alic, minatore bosniaco che negli anni ottanta immigrò per lavoro in Slovenia scampando così involontariamente al massacro di Srebrenica del 1995 (ottomila bosniaci trucidati, dove perse tutti i parenti.
Nel 2007 l'azienda slovena per cui lavora gli chiede di esplorare una vecchia miniera abbandonata.
Dopo mesi di scavo massacrante, solitario e sottopagato, Alic scopre gli scheletri, le scarpe, gli scalpi di migliaia di profughi di guerra, respinti al confine austriaco e poi uccisi dai vincitori titini.
Marchiato dal genocidio di Srebrenica, Alic si trova a fare i conti con un eccidio avvenuto cinquant'anni prima, nel 1945.
Padroni dell'azienda e autorità politiche cercano di coprire la macabra scoperta, ma Alic non si lascia intimidire e sposa, a caro prezzo, la causa del rispetto della memoria.
Slak evita una lettura strettamente storica e sceglie di lavorare nel profondo. La miniera diventa così metafora della rimozione, luogo di segreto e svelamento che chiama il minatore, con noi tutti, a immergersi.
Terapeuta della psiche propria e collettiva, guaritore ferito, Alic, come Antigone, chiede solo la sepoltura dei morti. Cioè il gesto che riconoscendo il lutto ci dispone alla sua elaborazione.