venerdì 9 gennaio 2015

DON CAMILLO. Se l'intolleranza si manifesta in un educatore...


FONTE: avvisi settimanali della Parrocchia di Cene.
 
 
 
E' capitato in un istituto di scuola superiore vicino a noi, dove frequentano anche alcuni nostri adolescenti di Cene. La prof indica il crocifisso con espressioni volgari, minacciando di buttarlo una volta o l'altra dalla finestra.
 
In un società dove si taglia pubblicamente la testa alle persone o si lapidano o si bruciano, o si bombardano, ci stanno tranquillamente anche le volgarità e le minacce al crocifisso che, per quanto sia un simbolo caro e prezioso per noi cristiani, è sempre solo una statua. Molto peggio è capitato a Gesù sul Golgota, il luogo delle esecuzioni dove venivano giustiziati in modo pubblico i malfattori. Allora Gesù ha subito nella sua carne le volgarità che gli venivano rivolte  da sotto la croce, oltre alla sofferenza di un supplizio così atroce e all'umiliazione di una morte così infamante.
Eppure, da quel Gesù così ridotto, sono uscite solo parole di giustificazione nei confronti dei suoi aguzzini: "Padre perdonali perché non sanno quello che fanno".
Quelle parole si protraggono nel tempo nei confronti di coloro che continuano a colpirlo non solo nei suoi simboli, ma soprattutto nella carne viva dei suoi amici.
Il crocifisso è simbolo di questo coraggio di rispondere alla violenza con la forza dell'Amore (che non significa subire passivamente). Al di là che uno sia credente o non credente, il crocifisso contiene un messaggio capace di rinnovare i rapporti umani orientandoli verso quel valore comune tanto prezioso e invocato che è la pace.
La contrapposizione ostile e arrabbiata, specialmente in un luogo così sensibile come la scuola, non aiuta certo gli adolescenti a valutare in modo equilibrato la diversità di concepire la vita. Così pure l'offesa volgare e violenta proclamata da chi è un punto di riferimento per loro non li educa ad un confronto leale e rispettoso: per non dire che tra quei ragazzi vi è chi, sia pur tra mille fatiche, sta coltivando la sua fede.
In un tempo in cui emerge l'esigenza di un'alleanza tra istituzioni che hanno finalità educative per rendere più incisivo ed efficace il loro intervento, credo che sia più che necessario unire le forze anziché escluderne qualcuna.
Non si tratta di uniformare tutti, ma di valorizzare la diversità di ognuno nello sforzo di raggiungere lo stesso scopo: la crescita umana dei ragazzi, indispensabile per una cultura viva e aperta.
Per me il concetto di "Scuola laica" non è quello di escludere tutto ciò che ha riferimento religioso, ma piuttosto è quello di dare spazio anche alle varie sensibilità religiose presenti in modo significativo su un territorio e che sono matrici di quella cultura che si vuol studiare, permettendo così un confronto e un dialogo che non può essere che costruttivo per tutti.
A meno che si voglia mantenere e potenziare la cultura della contrapposizione per distruggere "l'avversario" ed avere campo libero per affermare la propria convinzione in modo esclusivo: tendenza che si chiama fondamentalismo, tanto deleterio sia che si affermi nell'ambito religioso, sia che si affermi nell'ambito laico.

                                            D. Camillo


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